Giugno - Vestire gli ignudi
"Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia" (Sal 30,12)
L’uomo, oggi, si trova spesso nudo. Nudo davanti alle proprie debolezze, al proprio peccato, e quindi di fronte a Dio; ma anche nudo di fronte agli altri, alla società che lo giudica. Nudo, perciò, è spesso chi ha perso la propria dignità di persona, perché la povertà o la mancanza di un lavoro lo ha spogliato della propria essenza. Ciò è particolarmente evidente nelle popolazioni afflitte dalla guerra, a causa della quale esse hanno dovuto abbandonare tutto, la propria casa, le proprie famiglie, i propri lavori, per fuggire da conflitti e persecuzioni. Oggi, questa è la nudità che colpisce le migliaia di migranti che dal (e nel) Medio Oriente scappano per trovare una nuova speranza di vita, ma che magari progettano per il domani di ritrovare la strada verso casa. In Giordania sono oltre 1,5 milioni quelli che sono stati costretti dalla crisi in Siria e Iraq a lasciare le loro abitazioni: ad essi il Santo Padre ha voluto regalare una dignità nuova, “rivestendoli” con la possibilità di iniziare un nuovo lavoro, per aiutare se stessi e, soprattutto, le loro famiglie. Si tratta del progetto “Giardino della Misericordia”, che sarà realizzato dalla Caritas Giordania presso il Centro di Santa Maria della Pace di Amman.
Il percorso dell'uomo dalla nascita alla morte è all'insegna della nudità. La vita inizia infatti con una nudità e termina con una nudità. Nell’Antico Testamento la nudità si riferisce solitamente alla perdita della dignità umana e quindi al riconoscimento del proprio limite esistenziale. Ma il Signore, Dio misericordioso e ricco di grazia, che si preoccupa della creatura fatta a sua immagine, procura all’uomo e alla donna delle tuniche di pelle e li riveste. Dio li aiuta a coprire la loro fragilità, ricordando, con questo gesto, che Egli è Padre e che sempre si prende cura dei propri figli. Le tuniche di pelle sono immagine della promessa per un futuro ritorno alla dignità vera dei figli di Dio. Rivestiti della veste di figli di Dio siamo chiamati anche noi a rivestire gli ignudi, non dando ai poveri i vestiti dismessi o passati di moda, ma dando loro ciò che abbiamo di più bello, rivestendoli con la stessa carità con cui Cristo ha rivestito noi. Vestire gli ignudi, perciò, è promuovere la persona nella sua integralità.
“Quante volte ho intravisto Gesù nei poverelli! Dobbiamo trattarli come nostri padroni” San Luigi Orione